Storia

San Secondo è legato al nome di un grandissimo Casato – quello dei Rossi – che nel corso del Medioevo e del Rinascimento ha saputo esprimersi ai massimi vertici politici e militari. Basta infatti leggere antichi testi per trovare importantissimi e significativi riferimenti.

Fra’ Salimbene de Adam, storico parmense del XIII secolo, ci narra le grandi imprese di Bernardo di Rolando e dei suoi figlioli Ugolino e Giacomo che sconfiggono, il 14 febbraio 1248, lo stesso imperatore Federico II di Svevia.

I Rossi “acquistano” San Secondo nel 1365 con Giacomo e Bertrando e ne vengono investiti con bolle imperiali dei diritti feudali.

Nella prima metà del XV secolo, un grande personaggio rossiano, Pier Maria detto il Magnifico, getta le basi – nel Parmense – di quello che avrebbe dovuto essere un moderno Stato rinascimentale, avendo egli disseminato di castelli e rocccheforti le vallate dei fiumi Taro e Parma, dagli Appennini sino al Po. Le fortezze ancora oggi esistenti – da Torrechiara a Corniglio, da San Secondo a Roccabianca – e la fama accresciutagli sui campi di battaglia lo portano a scontrarsi con le truppe milanesi di Ludovico il Moro.

La nascente potenza rossiana probabilmente sopravaluta le proprie forze, tali da non poter resistere agli sforzeschi, e dal confronto ne esce gravemente malconcia, annientata da distruzioni e confische. Il 4 di settembre dell’anno 1499 Giovanni de’ Rossi e il di lui figlio Troilo I vengono reinsediati nelle terre di San Secondo dal Re di Francia Luigi XII, che il 15 di agosto del 1502 conferma l’investitura del “castellum et oppidum Sancti Secundi” ed eleva la Contea a dignità di Marchesato.

Il 28 luglio 1503, accolta con molti onori, giunge a San Secondo, sposa a Troilo I, Bianca Riario, primogenita della virago Caterina Sforza e sorellastra del grandissimo condottiero Giovanni de’ Medici detto delle Bande Nere. Dall’unione nascono, tra il 1504 e il 1519, numerosi figlioli: Pier Maria (detto anche “il Giovane”), feudatario dal 1521 al 1547, uno dei sette testimoni della caduta dell’ultima repubblica fiorentina e del reinsediamento dei Medici nel 1530; Giovangirolamo, vescovo di Pavia dal 1530 al 1560 e governatore di Roma dal 1551 al 1555: Giulio Cesare, capostipite del ramo dei Rossi di Napoli conti di Cajazzo, duchi delle Serre; Bertrando, morto eroicamente a Valmontone nel 1527, sepolto in Steccata a Parma,; Ettore, ecclesiastico; Camilla, prima moglie di Girolamo Pallavicino di Cortemaggiore; Angela Paola, sposati Vitello ed Alessandro Vitelli, signora e tiranna di Città di Castello; Costanza, sposa del patrizio fiorentino Girolamo degli Albizi.

Nel 1521 muore Troilo I e gli succede nel governo della contea il primogenito Pier Maria, che fino alla maggiore età lascia la reggenza alla madre Bianca Riario.

Nel 1522 i Rossi devono difendere le loro terre dai famelici parenti Bernardo, vescovo di Treviso, e Filippo Maria di Corniglio: li soccorre il “gran zio” Giovanni delle Bande Nere che piglia “tutte le castella in suo possesso” e le rende ai legittimi proprietari.

Il 15 di febbraio del 1523 viene stipulato il contratto matrimoniale tra il conte Pier Maria e Camilla di Giovanni Gonzaga, fratello del Marchese di Mantova Francesco. La dote di Camilla ammonta a seimila ducati, corrisposta parte in denaro, parte in gioielli, parte in abiti ed arredi.

Nel 1542 Pier Maria de’ Rossi viene fatto dal Re Francesco “generale d’Italiani” e “cavaliere de l’ordine di San Michele”.

Nel 1545 viene costituito il ducato di Parma e Piacenza, appannaggio alla famiglia laziale dei Farnese, che nello specifico periodo esprime, con Paolo III, il Papa più duraturo del XVI secolo, dal 1534 al 1539, baluardo purtroppo insormontabile, nonostante le fiere opposizioni locali.

Il 15 agosto 1547, in seguito a ferite riportate combattendo in Francia, muore il conte Pier Maria e gli subentra il primogenito Troilo II che ha, assieme allo zio, il vescovo di Pavia e governatore di Roma Giovangirolamo, l’ingrato compito di gestire il nuovo periodo storico. Ai gravi scontri degli anni quaranta seguono, nel successivo decennio, aggiustamenti politici, caldeggiati dalle poche famiglie amiche dei Rossi, i Gonzaga e i Medici, sotto la regia degli Imperatori Carlo V e Filippo II e dei Re di Francia Francesco I ed Enrico II.

Conseguiti i nuovi equilibri, il primo periodo post-farnesiamo si rivela essere, in termini squisitamente artistici, quello più produttivo per il “Palazzo” di San Secondo e le committenze legate al nome di Troilo II, che governa fino al 1591, lo testimoniano.

La Corte dei Rossi di San Secondo, per tutto il XVI secolo, resta aperta alla collaborazione ed al mecenatismo di artisti e letterati insigni, da Pietro Bembo a Francesco Mazzola detto il Parmigianino, da Benvenuto Cellini a Pietro Aretino, il “flagello dei Prìncipi.

Il Casato dei Rossi di San Secondo si estingue nel 1825.